L’estate è, per eccellenza, la stagione dell’anno in cui di solito, mettiamo un po’ da parte le attività caratterizzate dagli obblighi e dai doveri che scandiscono la nostra vita, per dedicare più tempo a noi stessi, ai nostri interessi, a visitare posti nuovi, ai nostri affetti.
E’un periodo caratterizzato da quello che gli antichi greci chiamavano il Kairos.
Il Kairos e il Kronos erano significati attribuiti dai Greci al tempo.
Il Kronos era il tempo quantitativo, oggettivo, quello per intenderci scandito dalle lancette dell’orologio.
Il Kairos era il tempo di qualità, quello che ci avvicina all’armonia tra l’uomo e la natura, quello adatto, opportuno o di Dio e che ci avvicina all’eterno.
Quando ero adolescente, l’estate assumeva per me una connotazione nostalgica perché la scuola finiva e io non avrei più visto il mio gruppo di amici, fino all’inizio del nuovo anno scolastico.
Fino ad un certo periodo della mia vita, non ho mai associato l’estate alla spensieratezza, alla leggerezza o alla vacanza ma alla tristezza, alla separazione dalle persone care, alla solitudine come tutte quelle persone che all’avvicinarsi delle festività natalizie o dei compleanni, cominciano a sentirsi tristi ed irritabili perché nella loro memoria questi momenti sono legati ad esperienze negative.
Forse sarà successo anche a te…
Se c’è una cosa che ho imparato dalle esperienze più critiche della mia vita è che ogni momento, anche il più doloroso, può lasciarci un importante insegnamento, utile per la nostra esistenza.
Ammesso che noi vogliamo coglierlo.
Lazarus, infatti, un illustre psicologo cognitivista, che ha posto l’accento sul modo in cui le persone guardano a ciò che gli accade, sosteneva che non è tanto importante ciò che ci succede ma il modo in cui lo valutiamo che può fare una grandissima differenza.
Qui entra in gioco anche la possibilità di scelta della persona su come agire dopo un evento critico.
E il modo in cui valutiamo la realtà, innesca un circolo, che può essere vizioso o virtuoso e influire negativamente o positivamente, sul nostro stato d’animo prima e sul nostro comportamento dopo.
Quest’anno è stato un anno molto duro che ci ha messo alla prova a 360 gradi.
C’è chi ha perso il lavoro e si trova ancora disoccupato.
C’è chi il lavoro lo ha cambiato e sta affrontando un nuovo cambiamento di vita.
C’è chi il suo lavoro lo ha ripreso ma con nuove modalità e anche questo è un cambiamento.
C’è chi ha dovuto affrontare problemi di salute con la paura anche di non farcela.
E c’è chi con questa paura ha dovuto fare i conti e tutt’ora sta lottando per superarla.
C’è chi ha perso i propri cari in modo fortemente traumatico.
Quando affrontiamo un momento di grande cambiamento che porta con sé anche tanta sofferenza o stress possiamo decidere se abbandonarci alla sofferenza più cupa pensando che non ci sia speranza oppure vedere cosa, dentro noi stessi o attorno a noi, può aiutarci per affrontare quel momento.
E se le risorse che abbiamo non bastano o ci sembra di non averne, possiamo sempre pensare di chiedere un aiuto specialistico.
Quest’anno e quest’estate mi hanno insegnato a prendermi più cura dei miei bisogni, dedicarmi più tempo e lasciare un po’ più andare tutti quei “doverismi” che ci allontanano dalla nostra vera essenza.
Quindi se dovessi associare quest’estate ad un vissuto sarebbe l’essere autentici.
E il tuo qual è?
Imparare a fare delle proprie vulnerabilità anche dei punti di forza è un’abilità che possiamo sviluppare da un punto di vista psicologico.
Esistono molti modi per ottenere questo. Uno di questi è appunto il modo in cui ci approcciamo a quello che ci succede, ai pensieri che sviluppiamo su questo.
Pensieri potenzianti, determinano stati d’animo positivi che avranno ripercussioni positive sul nostro comportamento e ci supporteranno nelle nostre scelte di vita.
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